Primi passi a Cape Town

L'impatto iniziale con la città: come ci si sposta e quali sono le zone considerate più sicure per i turisti.

Scritto il 30/03/2019 in #Sudafrica

Appena arrivato, disbrigo le solite formalità: cambio 200 euro, ottenendo circa 3000 rand; poi mi dirigo allo stand Vodacom, il brand locale di Vodafone, per comprare una sim locale con 2GB di traffico per poco più di 20 euro. Ottenuto il cash e l'internet, mi rimaneva solo raggiungere l'albergo! Dal momento che non esiste un servizio navetta fra l'aeroporto e il centro città, le opzioni di trasporto più comuni, a Cape Town, sono i taxi normali o collettivi, l'autobus oppure Uber. Una volta fuori dall'aeroporto vengo tartassato di richieste di passaggio dai tassinari locali (con o senza licenza). Durante l'organizzazione del viaggio, avevo letto di qualche turista che, fidandosi, aveva accettato una corsa da alcuni loschi figuri, che in realtà avevano l'intento di ripulire le tasche dei turisti appena arrivati. In quel momento, volevo semplicemente arrivare in albergo e spegnere il cervello per un paio di giorni: dopo il trambusto della partenza, la stanchezza fisica del trasloco e della trasferta molfettese, avevo la necessità di dormire e non pensare a nulla; opto per la mia prima corsa con Uber. Arriva Victor che, per circa 12 eur, mi ha accompagnato dritto in albergo. Come quasi il 90% degli autisti Uber che ho incontrato, Victor è nato in Zimbabwe, ha lasciato lì la sua famiglia e si è trasferito a Cape Town: lavora almeno 12 ore al giorno e dice che è contento perchè nel Western Cape la domanda di autisti è alta e a fine giornata porta a casa una bella cifra.

Rimango un pomeriggio e una notte intera in albergo a dormire, al mattino successivo mi pento ovviamente di aver buttato via un giorno. Decido, per recuperare, di unirmi ad un tour guidato gratuito della città, e magari avere qualche chance di fare conoscenza. Il primo giro a cui decido di unirmi è quello storico (Historic City Tour), che spiega lo sviluppo di Cape Town attraverso le varie epoche della sua storia: dapprima l'arrivo dei primi esploratori portoghesi come Bartolomeo Dias e Vasco de Gama, che fu il primo ad avvistare il Capo di Buona Speranza (chiamato così dal Re perchè fosse di buon auspicio per una rotta commerciale verso le indie); l'insediamento della Compagnia Olandese delle Indie Orientali (VOC), che importò piante non autoctone, modificando per sempre il suo ecosistema, e schiavi da Malesia, Indonesia e Africa dell'Est, dando vita alla prima comunità di Cape Coloured (etnia mista); infine i luoghi simbolo della segregazione razziale (apartheid) del 1948 voluta dagli Afrikaners, discendenti dei coloni europei di pelle bianca, con lo scopo della supremazia sulle altre persone dalla pelle nera o meticcia. Giusto per dare un'idea della terra che si ha sotto i piedi.

Avendoci preso gusto, ho partecipato anche al tour di Bo-Kaap (organizzato dalla stessa associazione), il "Quartiere Malese", dove si sono insediati i primi schiavi di fede musulmana deportati dalla Malesia e dall'Indonesia. Questo quartiere ha  resistito nel tempo all'apartheid a causa della presenza di diverse moschee (Auwal la più antica, costruita nel 1794) e le amministrazioni locali, temendo delle proteste, hanno sempre desistito dal modificarne il suo assetto. Quando fu abolita la schiavitù, nel 1835, i suoi abitanti decisero di colorare gli edifici in maniera sgargiante, per manifestare la libertà acquisita. L'assetto originale di Bo-Kaap oggi è minacciato dalla gentrificazione, fenomeno moderno per cui le classi borghesi acquistano qui una proprietà allettati dalla posizione del quartiere all'interno del City Bowl (centro città), dalle case colorate e dalle strade ciottolate.

City sightseeing of Cape Town

Mi trovo qui in centro presso gli uffici di BazBus.com per prenotare il tour overland che mi porterà in Namibia, Botswana e Zimbabwe. Decido sul momento, di affidarmi a loro per l'escursione a piedi sulla Table Mountain ed un tour guidato nella Cape Peninsula, raggiungendo uno dei punti più a sud dell'africa (anche se è Capo Agulhas il punto più a sud). In attesa di immergermi nella natura, giro la città da perfetto turista: passeggiatina al Victoria & Alfred Waterfront, quartiere iperturistica piena di ristoranti e centri commerciali. Nella stessa zona c'è lo Zeitz MOCAA, il museo di arte contemporanea africana, recuperato da un vecchio silos di grano. Poi un salto in centro, per una visita allo Slave Lodge, per avere una percezione della schiavitù ai tempi dei primi coloni olandesi, e al District Six Museum, per approfondire l'apartheid attraverso foto e ritagli di giornale dell'epoca.

E così dopo qualche giorno di assestamento, riesco subito ad ambientarmi, grazie ad un bar/alimentari di un certo Giovanni, siciliano, che almeno a colazione mi riporta in Italia con le sue brioche e il cappuccino a regola d'arte.

Un giro al museo Zeitz di arte contemporanea africana