Le motivazioni del viaggio

Non solo anno sabbatico: dietro ci sono motivazioni forti, la volontà di conoscere l'umanità e desiderio di crescita personale.

Scritto il 13/02/2019 in #Riflessioni personali

Sono sempre rimasto molto affascinato dai racconti di viaggio, sia da piccolo, sia in età adulta. Mio papà mi raccontava spesso dei suoi viaggi, per lavoro, in giro per il mondo. Qualche volta, quando era a casa in licenza, mi raccontava dei suoi viaggi in gioventù: mentre l'immaginazione percorreva mondi mai visti e sentiti, imparavo la geografia grazie allo stretto di Gibilterra, o quello più vicino, di Messina e mi affascinavo all'ingegneria grazie al Canale di Suez e a quello di Panama. Spesso io ero a casa e lui lontano, al telefono: io allora prendevo l'atlante dalla libreria e cercavo di ripercorrere il tragitto compiuto, seguendo con l'indice una linea immaginaria sottomarina che toccasse i porti ed i tratti di costa.

Durante le festività natalizie, mio zio raccontava spesso delle sue vicende in Venezuela, da emigrante: soprattutto di quella volta che aveva conosciuto e apprezzato la compagnia di una ragazza che lo aveva addocchiato (il muchacho italiano), poi accudito (dai vestiti lavati e profumati al piatto caldo alla sera dopo una dura giornata di lavoro), e alla fine lo aveva pianto quando arrivò il momento di andare via.

E' ovvio che non sono stati solo questi racconti ad influenzare la mia scelta di partire per questo lungo viaggio.

Gaeta', chi parte sa da che cosa fugge, ma non sa che cosa cerca.

— Lello, dal film "Ricomincio da Tre" di Massimo Troisi

Con un riferimento a "Ricomincio da Tre", di Massimo Troisi, vi confido di conoscere le motivazioni che mi hanno spinto a mettere in pausa la vita attuale e a partire per questo viaggio. Una prima forte motivazione l'ho scoperta quando, durante un recente controllo di salute, ho letto il referto in anticipo, senza il medico (notifica via email): il cancro avuto qualche anno fa mi ha reso un po' suscettibile sull'argomento, ma l'autodiagnosi su Google e i tecnicismi non comprensibili hanno fatto il resto. Le "interessanti prospettive per il futuro" divennero funeste, il futuro assunse un colore nero pece. Ci vollero oltre 30 giorni, degli accertamenti ed un viaggio in Perù per mandare via quella prospettiva di vita e rendersi conto che era necessario un cambiamento radicale.

Inizialmente, ad amici e parenti, ho motivato così questo desiderio di viaggiare: qualcosa che ascolti con rispetto, limitando il tuo giudizio e l'interazione perché non sai bene quanto poterne parlare liberamente senza rievocare ricordi di sofferenza. Non volevo essere giudicato nella mia scelta di abbandonare tutto e partire, non volevo dover entrare nel dettaglio sulle motivazioni di crescita personale e interpersonale. Tuttora è una motivazione forte ma non la principale.

Mi accorsi anche che desideravo fortemente conoscere il prossimo, cercando di costruire relazioni più solide, con maggior contatto emotivo: una cura particolare nella comunicazione, senza il timore di essere giudicati o la paura di non essere accettati per ciò che si è.

Non era solo abbandonare la quotidianità, ma accogliere nuove sfide, sentirmi stimolato costantemente, conoscere nuove persone e nuove culture, andare oltre le barriere linguistiche ed imparare magari nuove lingue, vivere il momento ed abbracciare ciò che arriva dal mondo circostante: con questi occhi, desideravo partire.

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